Mentre il cinema [....] aumenta da un lato la comprensione delle necessità che governano la nostra esistenza, riesce dall'altro a garantirci un margine di libertà enorme e imprevisto. Le nostre bettole e le vie delle nostre metropoli, gli uffici e le camere ammobiliate, le stazioni e le fabbriche sembravano chiuderci irrimmediabilmente. Poi è venuto il cinema e con la dinamite dei decimi di secondo ha fatto saltare questo mondo simile a un carcere; cosi siamo ormai in grado di intraprendere tranquillamente avventurosi viaggi in mezzo alle sue sparse rovine.
Col primo piano si dilata lo spazio, con la ripresa al rallentatore si dilata il movimento. E come l'ingrandimento non costituisce solo chiarificazione di ciò che si vede comunque [...] cosi il rallentatore non fa apparire soltanto motivi del movimento già noti ma ne scopre di completamente ignoti", che non fanno affatto l'effetto di un rallentamento di movimenti piu rapidi, bensi quello dei movimenti propriamente scivolanti, plananti, sovrannaturali". Si capisce cosi come la natura che parla della cinepresa sia diversa da quella che parla all occhio. Diversa specialmente per il fatto che al posto di uno spazio elaborato dalla coscienza dell'uomo interviene uno spazio elaborato incosciamente.
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